lunedì 28 febbraio 2011

Carlo Stanga (1966)

Già illustratore prima ancora di laurearsi in architettura al Politecnico della sua Milano (anche se vive lunghi periodi dell'anno a Berlino godendone dell'aria ispiratrice), può vantare opere in grado di suscitare, come ha ben sintetizzato Francesca Sassoli, “un leggero capogiro da sindrome di Stendhal per la bellezza e la minuzia” (qui accanto un bel Risorgimento da La Domenica di Repubblica dello scorso 20 febbraio): tra queste, Parigi e i suoi palazzi fin de siecle, la Barcellona di Gaudì, Milano sotto la volta della Galleria Vittorio Emanuele, la Fontana di Trevi a Roma...

Oltre al sito ufficiale e alla sua pagina Facebook, tracce di questo evidente discepolo dei maestri Saul Steinberg e Bruno Munari si trovano in più di uno spazio web, oltre che nelle produzioni delle maggiori case editrici e riviste italiane: De Agostini, Editrice La Scuola, McGraw-Hill, Io Donna, GQ...

I suoi disegni a china, realizzati con uno 0.1, “il Rapidograph che gli architetti usavano prima dell’avvento del computer” (che il Nostro usa solo per assemblare i palazzi che realizza separatamente a mano), si trovano in gallerie virtuali, un bel portfolio in pdf e tempo fa anche sullo storico “settimanale di resistenza umana” Cuore (1989-97) e nella comunicazione pubblicitaria della Swatch.

Omaggiato nell’estate 2009 da quattro mesi di esposizione del suo poster nella metropolitana di New York, ha partecipato a parecchie mostre collettive in Italia e all′estero (Milano, Torino, Parigi, Taipei...), concedendo alcune interviste, anche filmate. Ma come dice Umberto Eco sulla “geografia imperfetta” di Corto Maltese, “io non mi fido degli autori, che sovente mentono. Mi fido solo dei testi”. Scritti o disegnati, poco importa.

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