venerdì 30 novembre 2012

Maria Augusta Cavalieri (1900-1982)


Illustratrice misconosciuta ma soave, coinvolta giovanissima dal padre Luigi per Le avventure di Pinocchio nel 1924 e poi copertinista sempre con... l'augusto genitore per le collane Grandi Romanzi (poi ribattezzata Biblioteca delle Signorine), La popolarissima (edizioni economiche di titoli da diverse collane Salani, come Le novelle delle fate nel 1928 e Sussi e Biribissi nel 1935) e soprattutto la Biblioteca dei Miei Ragazzi, “dove dal 1931 al 1938 con il suo limpido déco allestisce una comédie enfantine al femminile, di grazia spumeggiante, sintetizzando i contenuti in perentorie e fiabesche scene complessive che raccordano i piatti dei volumi” (cioè le copertine davanti e dietro, in termini tecnici), come ha ben sintetizzato Paola Pallottino nel catalogo della emozionante mostra sui 150 anni Salani al Castello Sforzesco di Milano fino al prossimo gennaio. Qui sopra un esempio, Raccontami una novella del 1931, tra i molti originali presenti nell’esposizione (che ovviamente vi consigliamo di visitare più volte, oltretutto essendo gratuita).

Purtroppo la perdita dei genitori (in particolare nel 1940 quella del padre, unico a riconoscerla legalmente) porta l’autrice ad abbandonare il forte legame con la casa editrice fondata da Adriano Salani e a un continuo peggioramento delle condizioni mentali, che la condurranno a finire i suoi giorni in casa di cura. Ma la bellezza smagliante del suo lavoro rimane intatta, testimoniata da segnalazioni su spazi web italiani e internazionali.

Oltre al benemerito archivio storico Salani, su Internet il lavoro della prima donna che ha illustrato il burattino di Collodi (e che in realtà è una marionetta...) è ben descritto in un ottimo blog specializzato, che fa tra l'altro esplicito riferimento a un articolo della critica d'arte Silvia Serreli pubblicato su LG Argomenti nel 2009. Insieme a quello pubblicato sul meritorio bimestrale Charta già nel 2007, è un doveroso omaggio e un affettuoso ricordo a una delle tante figure nascoste che hanno accompagnato le generazioni non ancora a continuo rischio d'annegare nel diluvio di immagini della modernità. Per (ri)apprezzarle con gratitudine.


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