mercoledì 9 marzo 2011

Alessandro Barbucci (1973)

Da disegnatore disneyano “classico ma non troppo” (per le serie animate Disney Babies e Giovani Marmotte, il video 3D Winnie the Pooh, la rivista PK e le storie di Paperino Paperotto) a creatore grafico (insieme all’allora compagna Barbara Canepa) delle rivoluzionarie W.i.t.c.h., primo esempio eclatante di sincretismo visuale – prima ancora che fumettistico – tra Oriente e Occidente, manga e supereroi, filtrando empaticamente (e/o sfruttando sapientemente) gli slanci e le inquietudini delle adolescenti di mezzo mondo. La storia del Nostro e di molti colleghi autori della sua generazione nasce tutta qua, per poi sentire subito la spinta a crescere e creare personaggi propri, realizzati e curati interamente in prima persona.

Dopo l'ideazione grafica di Monster Allergy, è la raffinata Sky Doll (qui accanto in un'efficace copertina del 2002) a spingere le creazioni della coppia Barbucci & Canepa ancora più in là, in un mix riuscito tra fantascienza e fumetto “d'autore” che ottiene più di un riconoscimento internazionale, anche se fatica a trovare una dimensione del tutto compiuta (a fine anno uscirà il quarto volume, ed è in lavorazione anche il quinto). Meno di un anno fa, Alessandro ha firmato Chosp, il suo primo personaggio realizzato in solitudine, non disdegnando la cura di volumi collettivi e servizi di character design, oltre a concept e visualizzazioni per l’agenzia Saatchi & Saatchi e nel rutilante mondo dei videogiochi.

Oltre al blog ufficiale, una scarna Wikipedia e alla Fondazione Fossati, grazie a Internet si può reperire una cronologia, nonché le schede su Lambiek e Comics World, ma anche il repertorio delle sue circa 1200 tavole disneyane e una descrizione (più lunga in inglese) del mondo delle sue bambole meccaniche.

Non mancano alcuni filmati, come una recentissima intervista (in francese) dal festival di Angoulême, un’altra in spagnolo (castigliano, per la precisione) e perfino disegno e colorazione digitale di Noa su iPad. Perché, almeno a chi non ha le fette di salame sugli occhi, è evidente che le nuove tecnologie non possono che essere amiche della creatività...

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