
Purtroppo la perdita dei genitori (in particolare
nel 1940 quella del padre, unico a riconoscerla legalmente) porta l’autrice ad abbandonare
il forte legame con la casa editrice fondata da Adriano Salani e a un continuo peggioramento
delle condizioni mentali, che la condurranno a finire i suoi giorni in casa di
cura. Ma la bellezza smagliante del suo lavoro rimane intatta, testimoniata da
segnalazioni su spazi web italiani e internazionali.
Oltre al benemerito archivio storico Salani,
su Internet il lavoro della prima donna che ha illustrato il burattino di
Collodi (e che in realtà è una marionetta...)
è ben descritto in un ottimo blog specializzato,
che fa tra l'altro esplicito riferimento a un articolo della critica d'arte Silvia Serreli pubblicato su LG Argomenti nel 2009. Insieme
a quello pubblicato sul meritorio bimestrale Charta già nel 2007,
è un doveroso omaggio e un affettuoso ricordo a una delle tante figure nascoste che hanno
accompagnato le generazioni non ancora a continuo rischio d'annegare nel diluvio di immagini della
modernità. Per (ri)apprezzarle con gratitudine.