Illustratrice misconosciuta ma soave, coinvolta giovanissima
dal padre Luigi per Le avventure di
Pinocchio nel 1924
e poi copertinista sempre con... l'augusto genitore per le collane Grandi Romanzi (poi
ribattezzata Biblioteca delle Signorine), La popolarissima (edizioni economiche
di titoli da diverse collane Salani, come Le
novelle delle fate nel 1928 e Sussi e
Biribissi nel 1935) e soprattutto la Biblioteca dei Miei Ragazzi, “dove dal
1931 al 1938 con il suo limpido déco
allestisce una comédie enfantine al femminile, di grazia spumeggiante,
sintetizzando i contenuti in perentorie e fiabesche scene complessive che
raccordano i piatti dei volumi” (cioè le copertine davanti e dietro, in termini tecnici), come ha ben sintetizzato Paola Pallottino nel catalogo della emozionante mostra sui 150 anni Salani al Castello Sforzesco di Milano fino al prossimo gennaio.
Qui sopra un esempio, Raccontami una
novella del 1931, tra i molti originali presenti nell’esposizione (che
ovviamente vi consigliamo di visitare più volte, oltretutto essendo gratuita).
Purtroppo la perdita dei genitori (in particolare
nel 1940 quella del padre, unico a riconoscerla legalmente) porta l’autrice ad abbandonare
il forte legame con la casa editrice fondata da Adriano Salani e a un continuo peggioramento
delle condizioni mentali, che la condurranno a finire i suoi giorni in casa di
cura. Ma la bellezza smagliante del suo lavoro rimane intatta, testimoniata da
segnalazioni su spazi web italiani e internazionali.
Oltre al benemerito archivio storico Salani,
su Internet il lavoro della prima donna che ha illustrato il burattino di
Collodi (e che in realtà è una marionetta...)
è ben descritto in un ottimo blog specializzato,
che fa tra l'altro esplicito riferimento a un articolo della critica d'arte Silvia Serreli pubblicato su LG Argomenti nel 2009. Insieme
a quello pubblicato sul meritorio bimestrale Charta già nel 2007,
è un doveroso omaggio e un affettuoso ricordo a una delle tante figure nascoste che hanno
accompagnato le generazioni non ancora a continuo rischio d'annegare nel diluvio di immagini della
modernità. Per (ri)apprezzarle con gratitudine.
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